Riportato da Gianfranco Di Mare, Ingegnere Delle Prestazioni, abbiamo appreso che, ingerendo un fluido ricco di nutrienti, potremmo assorbire l’acqua da esso in modo piuttosto lento, andando contro i nostri obiettivi durante l’allenamento. A tal proposito, Gianfranco introduce un concetto nuovo ma ancor più efficace della “nutrizione”.
Considerando che tutti i fluidi nel corpo attraversano delle membrane (come l’intestino, i vasi sanguigni, il sistema linfatico, le pareti cellulari ecc.), se due soluzioni liquide vengono separate da una membrana, la soluzione che tende ad assorbire l’altra attraverso la membrana è detta “ipertonica”, mentre l’altra è “ipotonica”. Quando si raggiunge equilibrio, il flusso d’acqua cessa ed entrambe le soluzioni diventano “isotoniche“, ovvero con diversi livelli di acqua ma con uguale composizione solida.
Adesso, Di Mare ci porta a fare un grande salto nel mondo della nutrizione scientifica, spiegandoci l’interessante concetto che una soluzione ipertonica non transiterà mai attraverso una membrana. Questo implica che se beviamo una bevanda che è ipertonica rispetto al nostro plasma sanguigno, non assorbiremo i suoi fluidi. Peggio ancora, il nostro corpo sarà “costretto” a inviare acqua all’intestino per diluire la soluzione e renderla ipotonica o almeno isotonica. Questo non è ideale durante l’allenamento. Naturalmente, una soluzione ipotonica disseta più di una isotonica perché i suoi fluidi entrano nel flusso sanguigno più rapidamente.
Di Mare ci spiega poi il concetto di “tonicità” di una soluzione, che è misurata dalla “pressione osmotica”, cioè la pressione esercitata dalla soluzione sulla membrana quando non riesce a passare attraverso di essa. In termini più semplici, una soluzione è “ipertonica” rispetto a un’altra quando ha una pressione osmotica maggiore.
Per avere un punto di riferimento, il plasma sanguigno ha un’osmolarità di circa 0,3 osm/l, in altre parole, ci sono circa 0,3 “moli” di materia in grado di attrarre l’acqua in un litro di plasma.
Le informazioni sopra citate ci portano all’importante conclusione che le molecole, non i grammi, sono importanti per la pressione osmotica. Di conseguenza, se una sostanza ha un peso molecolare inferiore rispetto ad un’altra ma fornisce lo stesso apporto calorico, possiamo aggiungerne di più al nostro drink, aumentando l’apporto energetico, senza rendere la bevanda ipertonica. Ciò significa che la bevanda sarà più nutriente e altrettanto rinfrescante, o viceversa.
Infine, per non dimenticare che anche i sali minerali contribuiscono alla pressione osmotica di una soluzione, ma l’effetto dei carboidrati (nelle quantità comunemente utilizzate) è molto più forte. Ecco perché Di Mare ha voluto focalizzare la nostra attenzione sui carboidrati.
Adesso possiamo fare scelte più informate su quello che acquistiamo o beviamo. Una bibita commerciale dovrebbe essere, almeno, ipotonica rispetto al plasma sanguigno, e ora possiamo anche verificarne il valore di pressione osmotica (che molte bibite indicano). Ricordiamoci però che una buona acqua minerale è quasi sempre la soluzione migliore per la nostra sete!
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