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Per incentivare l’intimità, ai giapponesi viene obbligato un periodo di vacanza

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Concentrarsi unicamente sul lavoro mette a rischio la natalità Giapponese. Un rapporto del 2007 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sostiene che le coppie in Giappone non fanno abbastanza sesso. Il 25% delle coppie in età fertile non ha fatto sesso per un anno intero.

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Gli specialisti a Tokyo vedono questa problematica come una questione urgente da risolvere. Mentre in Italia l’obiettivo sarebbe fornire ai genitori le risorse economiche necessarie per mantenere i loro figli fino all’età adulta, in Giappone la situazione è più complessa.

Per cercare di far fronte a questo problema, la “Nippon Keidanren”, l’associazione industriale giapponese, ha suggerito alle 1.632 aziende associate di promuovere le “settimane della famiglia”, offrendo ai dipendenti periodi di vacanza rotazionali. Il fine è incoraggiare i dipendenti a trascorrere più tempo a casa con i loro partner e figli, sperando che facciano anche sesso.

Nonostante gli sforzi, il problema principale rimane l’eccesso di lavoro che esaurisce le energie vitali dei dipendenti. La “Family Planning Association” ha condotto un sondaggio su 3.000 persone sposate al di sotto dei 49 anni, scoprendo che hanno molti pochi rapporti sessuali a causa della stanchezza accumulata durante la giornata lavorativa.

La “dipendenza dal lavoro”, o “work-addiction”, è seriamente problematica in Giappone. Si vive letteralmente per lavorare e si può realmente morire per sovraffaticamento, o “karoshi” in giapponese. Si ritiene che le morti per “karoshi” siano oltre 10.000 all’anno.

Il superlavoro genera costantemente stress, condizione che non favorisce la procreazione. Kunio Kitamura, presidente della “Family Planning Association”, sostiene che andare a casa prima potrebbe aiutare, ma i lavoratori educati allo spirito di sacrificio temono di essere giudicati pigri se non sono gli ultimi a lasciare il lavoro o a fare straordinari.

Provare a cambiare questa mentalità è difficile, e i cambiamenti sono accolti come rivoluzionari. A Tokyo, nella sede della Nippon Oil, suonano la canzone “When you wish upon a star” ogni sera alle otto per ricordare ai dipendenti che le loro famiglie li aspettano a casa.

Purtroppo, alcune abitudini sono difficili da cambiare. La maggior parte delle aziende non ha ancora atteggiamenti propositivi e si continua a promuovere un’energia che incoraggia i lavoratori a “lottare 24 ore al giorno per la vostra azienda!”.

Riusciranno le “settimane della famiglia” a dare una svolta alla bassa natalità giapponese? Il futuro dirà. Nel frattempo, forse dovremmo preoccuparci di impedire l’introduzione in Italia del materiale della campagna “Otto modi per tornare a casa prima e evitare gli straordinari”.

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