Qualche tempo fa, abbiamo menzionato i frequenti stereotipi che i media ci propinano. Dicevamo che spesso queste notizie sono estratte da studi scientifici e veicolate in modo distorto a causa di errori di ragionamento. Altre volte, questa distorsione è creata deliberatamente per ricavare un vantaggio commerciale, un incremento della reputazione o, in generale, per guadagno di autorità.
Abbiamo anche sottolineato l’importanza di essere cauti con le semplificazioni. Ricordiamo, ad esempio, quando un consorzio di distributori italiani di zucchero ci ha informato attraverso TV e giornali che “il cervello ha bisogno di zucchero”. Questo, essendo uno spot pagato e promosso da venditori di saccarosio (il comune zucchero da tavola), dimostra chiaramente come essi cercassero di persuaderci che il cervello ha bisogno di saccarosio. Quindi, se non consumassimo saccarosio, il nostro cervello secondo loro, avrebbe disfunzioni o potrebbe addirittura cessare di funzionare.
Posso rassicurare tutti, comprese le mamme, sul fatto che, anche se l’intera produzione mondiale di saccarosio venisse divorata dalle locuste, il cervello di tutti funzionerebbe ancora come prima: forse male per alcuni, meglio per altri. Anzi, rischio la mia reputazione professionale affermando in questa piazza virtuale pubblica che il nostro cervello potrebbe addirittura funzionare meglio senza saccarosio. Non siamo delle scatole vuote da riempire con cibo per evitare la carenza: fortunatamente, il nostro organismo ha la capacità di elaborare sostanze, trasformare le une nelle altre, creare barriere che consentono il dosaggio e la selezione di molecole praticamente a tutti i livelli di assimilazione ed utilizzo.
Dal punto di vista fisiologico, il saccarosio non è né necessario né utile per il nostro organismo.
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