Scritto da Gianfranco Di Mare
Ingegnere delle Prestazioni
Si sostiene spesso che “Lo sport è sinonimo di salute“. Tuttavia, osservando gli atleti professionisti, afflitti da vari disturbi, questo sembra discordante. Considerando anche il fenomeno del doping, la questione sembra ulteriormente complicarsi. Quindi, la domanda sorge spontanea: Lo sport è benefico o dannoso?
Il termine sport deriva dall’inglese e ha la sua origine in un vocabolo francese del XII secolo, déport, che a sua volta proviene da deporter, il quale significa “spostarsi (per divertimento) da un posto all’altro”.
Anche il termine italiano diporto ha la stessa origine. Pertanto, il concetto di sport professionistico risulta piuttosto paradossale.
Detto ciò, facciamo chiarezza su un punto fondamentale: l’agonismo non è sport, ma un’attività professionale. Questa affermazione rimane valida anche in ambito dilettantistico.
Sforzarsi al massimo per vincere una gara o migliorare le proprie prestazioni implica inevitabilmente mettere in secondo piano il benessere personale in generale. Allenamenti estenuanti che portano al limite della nausea, la ripetizione forzata di movimenti tecnici con una motivazione così alta da superare noia e stanchezza, allenamenti all’aperto indipendentemente dal tempo e dalla temperatura, esercizi con sovraccarichi fino al tetano muscolare, l’adattamento a condizioni atmosferiche avverse, le ore giornaliere dedicate all’allenamento a scapito di affetti, riposo, altri interessi, studio, amici… questi sono tutti segni di un impegno tale da far superare alla persona il limite del “benessere“, superando ciò che, oggettivamente, sarebbe benefico per lei.
Gli atleti agonisti si trovano spesso in uno stato di affaticamento cronico e sono soggetti a incidenti e traumi (tendinei, articolari, muscolari…) derivanti da allenamenti troppo intensi mantenuti per anni, senza dimenticare i rischi associati all’uso di protocolli e sostanze chimiche con evidenti controindicazioni, destinate a incrementare la capacità di sopportare allenamenti ancora più pesanti. Tutto ciò dimostra chiaramente che il benessere è l’ultimo obiettivo e l’ultima preoccupazione di un atleta agonista, soprattutto se professionista.
Insomma, nella corsa alla prestazione massima, un agonista finisce molto spesso per allenarsi in maniera eccessiva e scorretta, ottenendo di frequente risultati inferiori a quelli che avrebbe potuto raggiungere con una gestione più equilibrata del proprio potenziale.
Immagine di Olga sinclair, Pensieri di un Atleta