Devo andare a Pechino? Dovrei boicottare le Olimpiadi? Queste domande si ripetono costantemente e sono diventate piuttosto stancanti.
Dal momento in cui le Olimpiadi di Pechino sono state annunciate, sono state al centro di molte discussioni. Molti si chiedevano perché una competizione prettamente sportiva, ma con un grande significato morale e civile, capace persino di porre fine alle guerre, dovesse svolgersi là.
La Cina vedeva nelle Olimpiadi una grande occasione per progredire ulteriormente. Nonostante le motivazioni economiche spingessero il paese a desiderare una grande affluenza di stranieri, le considerazioni politiche creavano timori. La Cina, nella sua storica rigidità, aspirava a una perfezione difficile da raggiungere. Invece di risolverli, cercavano di celare i problemi interni, che però alla fine sono emersi e il mondo ne ha approfittato per riaccendere vecchi e nuovi conflitti con un paese semi-sconosciuto che pochi desiderano veramente conoscere.
Da queste premesse è nato un alterno dibattito in cui gli abitanti si sentono precostituitamente sotto attacco e diventano ancora più rigidi, mentre il resto del mondo oscilla tra la richiesta di boicottare le Olimpiadi a causa delle continue violazioni dei diritti umani da parte della Cina e la paura che il boicottaggio possa provocare danni ulteriori.
Sembra più una battaglia di nervi che una competizione olimpica, un “la Cina contro il resto del mondo”, e nessuna delle parti coinvolte sembra disposta a fare un passo indietro, o a guardarsi dentro prima di giudicare e soprattutto condannare gli altri.
Noi italiani sembriamo avere un certo risentimento nei confronti della Cina, ma non per ragioni sportive o umanitarie, bensì economiche. Individuiamo nella Cina la principale causa dei nostri problemi economici, della crisi della manodopera italiana e in generale del prodotto “made in Italy”.
Ma siamo proprio sicuri che in termini di diritti fondamentali dell’uomo, tutti gli altri paesi, incluso il nostro, non abbiano nulla di cui pentirsi? E se qualcuno ci mettesse di fronte al lungo cammino che tutti noi ancora dobbiamo percorrere, cambierebbe il tono della discussione di cui parlavo all’inizio?
Credo di sì, ma bisogna imparare ad ascoltare e a leggere tra le righe, anche quando si pensa che non ci sia nulla di importante per noi. Le opportunità non mancano, ci sono libri, riviste e persino la musica che possono fornire nuovi spunti, come ad esempio l’impegno di MTv a sostegno dello sport come strumento per conquistare i diritti umani negati.
Per questo motivo, nei prossimi post, presenterò alcune opportunità per conoscere la Cina senza pregiudizi e per iniziare una riflessione civile e consapevole sulla base della musica.
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