Il mito riguardo all’indice glicemico – Parte 2

Guardando oggi un esempio di come possiamo interpretare i dati scientifici a nostro piacimento, Gianfranco Di Mare, un ingegnere di performance, evidenzia l’importanza di leggere attentamente le informazioni precedenti. Sorprendentemente, ci divertiremo!

L’indice glicemico ci fornisce informazioni sulla velocità con cui un alimento fa aumentare il nostro livello di glucosio del sangue rispetto a un alimento di controllo. Tuttavia, ci sono diverse problematiche. Prima di tutto, ci sono state diverse versioni della tabella dell’indice glicemico (da ora in poi IG) in passato, che utilizzano due diversi alimenti di controllo: il glucosio e il pane bianco.

I risultati derivanti dai due alimenti di controllo differiscono, quindi, è importante che una tabella di riferimento indichi chiaramente quale sostanza è stata utilizzata. Quando si confrontano informazioni provenienti da varie fonti, si deve essere cauti. Per fare la conversione tra i valori relativi al pane e quelli al glucosio, l’IG deve essere moltiplicato per 1,37.

La seconda problematica è che l’indice glicemico di un alimento può variare largamente, a causa di molti fattori. Ad esempio, per quanto riguarda un vegetale, la sua condizione di maturazione, il periodo di raccolta, l’area di coltivazione, se è crudo, cotto al dente o stracotto, possono influenzare l’IG. Inoltre, la composizione del pasto può influenzare la velocità di aumento del glucosio nel sangue. Se si mangia la pasta da sola o con condimenti pesanti, l’indice glicemico può scendere di molto.

La terza problematica riguarda le diete commerciali che si basano sull’indice glicemico, come il metodo Montignac. Queste diete sostengono che si può mangiare liberamente cibi con un basso IG. Questo è ingannevole, perché l’aumento del glucosio nel sangue non dipende solo dall’IG ma anche dalla quantità di cibo che si mangia. Ad esempio, 150 grammi di piselli bolliti con un IG di 33, provocano una risposta insulinica maggiore di 50 grammi di patate fritte con un IG di 75. Questo fattore, che prende in considerazione sia l’IG sia la quantità di cibo, si chiama carico glicemico e rappresenta il valore più significativo.

Il quarto problema è che la reazione all’insulina diventa problematica solo quando si mangia troppo o quando le riserve di glucosio sono già al massimo. Durante un intenso allenamento o esercizio fisico, o quando le riserve devono essere ricaricate, l’insulina si limita a ricaricare le riserve che erano state esaurite.

Il quinto problema è che l’aumento della quantità di grassi o proteine nella dieta per ridurre i carboidrati non è una soluzione. L’organismo può imparare ad utilizzare grassi o proteine al posto dei carboidrati, ma i prodotti di scarto sono difficili da smaltire e possono portare a riduzione dell’efficienza psicofisica, benessere generale, disidratazione interna e rischio di accumulo di sostanze tossiche.

Infine, l’unico modo in cui una dieta dimagrante funziona è se si mangia poco e in modo equilibrato. Tutte le innumerevoli offerte commerciali non sono altro che tentativi, più o meno fantasiosi, di mascherare questa semplice verità.

Grazie a www.cardiologiapertutti.it per l’immagine.

Categorie Fitness

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