Comprendere le arti marziali: Quarta Parte

Gianfranco Di Mare, un ingegnere delle prestazioni, ci guida nella selezione delle arti marziali più adatte per noi stessi o per i nostri figli. Egli pone l’accento sulle arti marziali autentiche, insegnate ad elevatissimi livelli, ignorando le varie distorsioni e invenzioni che si possono riscontrare.

A differenza di quello che molte persone potrebbero pensare, frequentare un dojo di arti marziali di qualità è consigliabile per qualsiasi individuo. Non è esclusivamente un luogo di lotta o intolleranza, e nemmeno serve essere atleti per praticarle. Ci sono infatti corsi pensati per principianti o per individui in età avanzata.

Le arti marziali, dal punto di vista sportivo, coinvolgono ogni muscolo del corpo, con una vastità di movimenti praticamente illimitata. Queste discipline richiedono di prendere decisioni in tempo reale, anche in situazioni di difficoltà, aiutando così a sviluppare capacità di ragionamento.

L’aspetto esoterico delle arti marziali non risiede fermamente nei cerimonialiali o nella continuazione delle tradizioni ancestrali. Secondo Gianfranco, il significato profondo delle arti marziali risiede nella crescita della consapevolezza delle proprie dinamiche di relazione con gli altri. Questo avviene grazie alle lezioni di tecniche di difesa, attacco e strategie comportamentali che un maestro competente può offrire.

Tuttavia, è importante sottolineare che non tutte le scuole e i maestri sono allo stesso livello di competenza. Prevalentemente, le arti marziali non sono pratiche violente; in effetti, i bambini possono ferirsi più facilmente giocando a calcio sull’asfalto.

Nel selezionare un’arte marziale per sé, bisogna considerare vari fattori. Se uno è affascinato dalle discipline concrete, concrete, rigorose e dalla ricerca dell’aderenza ad un’estetica specifica, potrebbe essere più attratto dalle arti marziali giapponesi. Al contrario, chi cerca pratiche più antiche, con movimenti morbidi e sinuosi, e un maggiore focus sul ‘dentro’, può essere più incline ad orientarsi verso le discipline cinesi.

Infine, l’autore affronta la domanda su quale praticante di quale arte marziale sia il più forte in combattimento. Riporta che nello scenario di una rissa per strada, un individuo abituato a lottare può facilmente sconfiggere un praticante di arti marziali con esperienza bassa o media. Tuttavia, nel confronto tra le sole arti marziali, un karateka potrebbe arrivarci prima ad un elevato potenziale di combattimento rispetto ai praticanti di gong fu o aikido.

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