Da Gianfranco Di Mare
Ingegnere delle Prestazioni
La notizia della prima Biennale del Wellness, pubblicata ieri su AGI, è rilevante per vari motivi.
Sono sicuramente lieto per tutti i professionisti del settore, i cui affari stanno prosperando, e per il mio amato Sud, se questo significa nuove opportunità. Tuttavia, come ben sanno i miei tre lettori, mi piace avere una chiara comprensione dei fenomeni di massa, delle tendenze, e degli entusiasmi effimeri.
Il comunicato, pieno di cliché come sempre, ci dice che il concetto di wellness sta diventando sinonimo di sensazione di piacere: un massaggio esotico, o un fine settimana in una fattoria bio con idromassaggio, e voilà, ecco il wellness! Perché, ovviamente, è giusto e sacrosanto concedersi del piacere sensoriale. Ma la vera salute è un’altra cosa.
Il pericolo è lo stesso di sempre: i media possono appropriarsi di una realtà, trasformarla in cliché, e restituirla come una frase fatta irrilevante per la crescita effettiva degli individui e della cultura. Ma questo fenomeno è di per sé parte della nostra cultura, quindi che importa.
Si sta tentando di promuovere l’assioma Estetica = Wellness, a beneficio di coloro che fanno business con l’estetismo. Chiarisco, non c’è nulla di immorale nel fare affari etici (anche questo blog ha un fine commerciale). E quindi, cari “brutti” di tutto il mondo, accettatelo: il wellness non è per voi. Come al solito, siete destinati a rimanere ai margini di ciò che accade nel nucleo del pianeta. A meno che non siate disposti a spendere una fortuna per compensare i vostri difetti, potreste essere comunque considerati. Non come chi è realmente bello. Ma come si dice, i soldi non comprano la felicità.
Immagine cortesia di smh.com