Scritto da Gianfranco Di Mare, un Ingegnere delle Performance, ci conduce in un viaggio sulla comprensione dell’alimentazione. Secondo alcuni, l’atto del mangiare può essere ridotto a una semplice questione chimica, studiabile attraverso l’analisi dettagliata dei componenti alimentari: quantità di nutrienti, carboidrati e vitamine. Di conseguenza, perdere peso significherebbe semplicemente rimuovere i grassi o diminuire l’apporto calorico.
Tuttavia Gianfranco Di Mare invita a riflettere sull’abbondanza di alimenti che consumiamo quotidianamente, come la pasta come primo piatto, seguita da una bistecca, mentre di domenica preferiamo il pollo.
Ma la sua discussione non riguarda solo questo. Vuole farci riflettere sul valore nutritivo degli alimenti e sulla potenza nascosta della natura.
Immaginiamo un uomo primitivo che trova un minicomputer da polso abbandonato da un alieno che passa. Dopo averlo assaggiato, concluderebbe che non ha alcun valore. Di Mare confronta questo scenario con le tabelle nutrizionali che abbiamo utilizzato per valutare il cibo per circa cinquant’anni, sostenendo che sono altrettanto naive e paradossali.
La Scienza non è l’assoluta verità. Dovrebbe essere considerato come un metodo di pensiero, un approccio alla conoscenza. Infine, la scienza non ci fornisce la verità, ma misura una parte di ciò che sappiamo e come lo abbiamo appreso, mettendolo continuamente in discussione e ipotizzando ciò che potrebbe essere ciò che non sappiamo ancora.
Ciò che la chimica è in grado di percepire oggi non è sufficiente a svelare tutta la potenza e le proprietà di ciò che mangiamo. Quando ci godiamo un pasto, pensiamo anche alle cose che la chimica non ha ancora scoperto. Nessuna tabella o studio può descrivere l’emozione che proviamo quando assaporiamo un piatto delizioso. Non pensate che il nostro corpo sia interessato a questo?
